Benvenuti nelB & B Cimamori

Un angolo di paradiso alle porte di San Gimignano.

B&B Poggibonsi Cimamori

Io e mia moglie Valentina abbiamo avuto da sempre il desiderio di creare una struttura ricettiva che potesse far conoscere ai propri ospiti la bellezza architettonica e la bontà gastronimica tipiche della nostra amata Toscana. Oggi questo sogno diventa realtà con Casa Cimamori.
Nel settembre 2015 dopo circa un anno di valutazioni abbiamo trovato il posto ideale ed abbiamo acquistato e ristrutturato la Casa dei Paperi. Fin da ragazzini io e mia moglie la chiamavamo così perchè la proprietaria, la signora Franca, teneva in giardino due bellissime oche bianche. Grazie all’aiuto dell’architetto Raffaele Gambassi, uno dei figli della Signora abbiamo ricostruito la storia di questo edificio dell’ epoca 1921.

Breve cronostoria

La ristrutturazione che abbiamo fatto dell'edificio è stata decisamente conservativa. Abbiamo lasciato i pavimenti originali dell’epoca in cotto e mattonelle cementine e di graniglia. Il nuovo impianto elettrico per buona parte passa attraverso tubi di rame e filo intrecciato sostenuto da pomelli in ceramica tipici dell’epoca. Nella pittura delle pareti abbiamo lasciato in vista in ogni stanza e ripreso i decori originali a calce colorata. Il soffitto delle camere in travi di abete a vista in color legno è stato arricchito con una pannellatura in legno laccato pantografato per isolare in modo termico ed acustico ogni camera. Le camere sono grandi e luminose ognuna con bagno esclusivo. L’arredamento è stato curato dalla carissima amica ed arredatrice Chiara Brogioni di House B.

B&B Cimamori è un edificio che si sviluppa su tre piani. Al piano terra l’ingresso con la reception e sala d’attesa. Il primo piano è composto da tre camere matrimoniali di cui una con letto King Size divisibile in 2 letti gemelli e dalla cucina dove viene servita la colazione. In mansarda vive la nostra famiglia composta da babbo Alessio, mamma Valentina e dalla piccola Caterina. La proprietà oltre ad un ampio parcheggio privato ha un bellissimo giardino dove è possibile far colazione o gustare un ottimo thè delle cinque...

Casa Cimamori si trova all’inizio di Poggibonsi, il centro storico è facilmente raggiungibile a piedi. Davanti al cancello si trovano le fermate dei pulman che portano a Firenze, Siena,San Gimignano, Monteriggioni. Nelle immediate vicinanze si trova un market il Bar il Circolo del Tennis con il suo caratteristico ed ottimo ristorante pizzeria, il macellaio Luciano ed l’ottima gastronomia Tozzetti.

Cronistoria Casa Lusini in Viale Marconi 167 Poggibonsi

Pietro Lusini nacque a Gavignano, piccolo borgo sulle colline di Poggibonsi, nel 1896. La sua era una famiglia di agricoltori e lui era diventato un imprenditore agricolo e lo fu per tutta la sua vita.
Dopo la sua partecipazione alla prima Guerra mondiale rientrò al suo paese e sposò Giorgia Giorli, nata nel 1901 a Poggiagrilli, poco distante da Gavignano. Poggibonsi distava solo pochi km da Gavignano ma Pietro decise di trasferirsi “in paese”, come si dice dalle nostre parti.

Pietro comprò un appezzamento di terreno in Cimamori, parte a nord della città di Poggibonsi; su quel terreno avrebbe costruito la casa della sua vita, completa di un campo per coltivare grano, produrre vino e vinsanto. La casa doveva avere le caratteristiche di casa agricola, quindi con stalle, cantina e magazzini al piano terra, l’abitazione al piano primo e le soffitte per immagazzinaggio prodotti agricoli (fieno, granturco, frutta) ed essiccazione delle uve per fare il vinsanto.

Allora per farsi una nuova casa non ci si rivolgeva ad un tecnico ma si chiamava direttamente il muratore. Il muratore fu convocato sul terreno acquistato e lui venne col disegno della casa già fatto: a quel tempo il disegno delle case era quello, non c’erano da fare modifiche o troppe discussioni. Pietro accettò il disegno e il preventivo per la costruzione della casa, £ 50.000 di allora, tutto compreso.
La casa venne costruita nel 1922, sapientemente arretrata rispetto alla Cassia, allora sterrata, per evitare la polvere e questo costituì la fortuna della casa stessa che presenta ad oggi un bel giardino tra la strada e la porta di ingresso, preservandola dai rumori della città moderna.

Pietro in quello stesso anno (1922) diventò padre di una bella bambina, Franca e successivamente ebbe nel 1931 Valerio.

Casa Lusini faceva parte dello scenario della "passeggiata in Cimamori", un classico dei poggibonsesi degli anni ‘30 (il toponimo "Cimamori" derivava dalla presenza nella zona di grandi piante di gelso o "moro bianco" all’epoca in cui in Valdelsa si era sviluppato l’allevamento del baco da seta) che venivano qui perché era il posto più bello di tutti e si prendeva il fresco dell’estate passando sotto le piante che costeggiavano la Cassia fin dall’800; e poi c’erano i pallai e “i’tondo” per le corse dei cavalli: le donne con le carrozzine, gli anziani, la gente, insomma, partiva da Poggibonsi e su su per la Cassia fino in cima alla salita delle Pancole. Sulla salita delle Pancole, ai bordi dell’allora strada sterrata, c’era la sosta per un riposino: le donne chiacchieravano, i giovanetti amoreggiavano e i ragazzini si divertivano a fare gustose burle (secchi d’acqua versati dalla cima della salita per bagnare quelli a sedere o come il cane con i barattoli legati alla coda fatto impaurire e lanciato giù per la discesa). E i monelli, scoperti, "via a carriera!". La strada era polverosa e piena di buche: i lavori di asfaltatura, facevano parte della sistemazione dell’intera tratta Firenze-Siena della Cassia e terminarono nel 1932. Nell’attuale area dello stadio c’era il cantiere per la macinazione dei sassi utilizzati per la massicciata della nuova strada.

In Cimamori per tutti quelli che passeggiavano era pronto “un vestitino”, perché era usanza il “fare la posta” ai passanti per rivolgerli battute e soprannomi e prenderli così, in modo garbato, in giro; tant’è vero che si diceva: “Chi passa di Cimamori e un è noiato o i’Gambassi un c’è o Lollero è malato!”
Già, Lollero o Giangio di Lollero: chi era? Lui, per l’anagrafe Fornai Angelo, faceva parte di quelle famiglie che hanno fatto la storia di Cimamori.

Oltre i Lusini e i Gambassi, c’erano i Billeri, i Cambi, i Cioni i Bulli (detti Buglia), i Mazzoni, i Bezzini, i Lazzerini, Volterrani, Rogo e Sofia Poggiali, Nanni di’ Pecoro, Gino Antichi (conosciuto solo col nome di Gino di pappa).
Molte delle famiglie avevano il proprio orto per il consumo personale e spesso un cavallo con calesse: tant’è vero che c’era una sottile competizione su chi avesse il cavallo più bello o veloce, competizione che si concretizzava nelle corse a i’tondo. Non mancavano gli animali: le mucche (Cambi), le pecore (Cioni), galline, conigli e maiali. Anche casa Lusini aveva le mucche in una parte del piano terra, l’officina agricola nell’altra parte del piano terra e galline e conigli negli stalletti sul retro, esterni al fabbricato.

A differenza di altre case di Cimamori, casa Lusini fortunatamente non venne colpita da bombe durante la Seconda Guerra Mondiale, ma fu solo mitragliata e ne conserva tutt’oggi i segni dei colpi sui muri. In seguito al bombardamento del quartiere Fossi di Poggibonsi, l’Ufficio Postale venne trasferito nella casa di Pietro, precisamente nella stalla al piano terra e Franca, la figlia di Pietro, all'epoca splendida ventenne, era qui impiegata alle Poste e lavorava quindi a casa sua durante il passaggio del fronte.

Nella soffitta Pietro e Giorgia nascosero diversi soldati polacchi fuggiti dal controllo dei tedeschi, rischiando parecchio quando questi facevano i controlli nelle case. I tedeschi non erano odiati, ma "erano soldati e facevano parte della guerra" diceva, e lui ben lo sapeva avendo fatto la Prima Guerra Mondiale come caporale. Ma le cose cambiarono quando alcuni tedeschi nell’ispezione della soffitta della casa (i polacchi erano al sicuro altrove) gli forarono per spregio i caratelli del prezioso vinsanto, lasciandolo scorrere sul pavimento. Pietro non gliel’ha mai perdonata.

Il dopoguerra vide l’espandersi della città e il campo sul retro venne piano piano circondato da costruzioni e campi da tennis e il campo divenne davvero un pezzo di campagna in città e l’attività agricola diminuì col passare degli anni e con l’invecchiamento di Pietro. Le mucche furono le prime a sparire (metà anni ’60), mentre gli animali da cortile rimasero fino alla fine degli anni ’70 ed infine le coltivazioni terminarono nella metà degli anni ’80.
La proprietà completò quindi la sua naturale trasformazione da casa rurale in città con campo in villa urbana con giardino. La parte delle stalle è l’unica ad essere stata trasformata in civile abitazione, per ricavare un piccolo alloggio per una coppia di anziani che aiutarono Pietro e Giorgia nella loro vecchiaia. Tutti gli altri ambienti sono rimasti originali come all’epoca della costruzione.

Giorgia morì nel 1978 e Pietro nel 1991.

I figli si erano trasferiti negli anni ’60 in altre città, con le loro famiglie, e non abitarono più quella casa, salvo le visite ai genitori per le classiche festività di Natale e Pasqua. Solo Franca vi ritornò per alcuni anni per assistere il padre fino alla sua scomparsa e negli anni ‘90 la casa riprese vita, non più con galline e conigli ma con cani, gatti e papere. Famosa è una curiosa coppia di papere, sempre assieme, che fecero la felicità dei bimbi del quartiere. Vi era anche una famiglia di innocue bisce che vivevano tranquille sotto una catasta di legna: da cui il simpatico cartello “attenti serpenti velenosi” che Franca, pittrice autodidatta di talento, appese al cancello. Quel cartello allontanò per sempre il postino dall’entrare nel giardino e provocò anche una visita delle guardie venatorie: ovviamente non vi erano serpenti velenosi ma il cartello era solo un deterrente contro i malintenzionati. Nonostante questo i bimbi si fermavano al cancello, a volte suonavano perché volevano vedere il serpente, mai apparso in realtà. Mamme e bimbi si fermavano volentieri davanti alla casa e la osservavano, apprezzandone il verde e i grandi spazi, come un piccolo mondo in cui il tempo si era fermato.

Casa Lusini è sempre stata un punto di ritrovo per gli abitanti storici di Cimamori: il pozzo della casa era sempre a disposizione di chi avesse avuto necessità di acqua, nel miglior spirito di reciproco sostegno tipico della cultura contadina di una volta. Mamme e bimbi qui venivano per trovare refrigerio dalla calura estiva per i grandi alberi che il giardino accoglieva e per le famose veglie serali e notturne al tenue chiarore della lampadina posta sopra la porta d’ingresso. Anche dopo la scomparsa di Pietro, i parenti e le amiche più strette a Franca conservarono l’abitudine di fare lunghe chiacchierate all’ombra della casa, osservando i passanti e parlando del più e del meno, proseguendo così la tradizione già viva avanti guerra, cioè quella di una casa con la porta sempre aperta a tutti.

Per la sua storia, per aver mantenuto le sue caratteristiche originarie di costruzione degli anni ‘20 e per le vicende di vita che l’hanno animata, casa Lusini è diventata una delle parti di città più conosciute e amate dai poggibonsesi.